M.Winckelmann – Recueil de lettres sur les Decouvertes faites a’ Herculanum, a’ Pompeii, a’ Stabia, a’ Caserte e a’ Rome. 1784.

Nel XVIII sec. affascinano i resti della città di Hercolaneum, antica città romana sepolta da cenere vulcanica e pomice nel 79 d.C, la prima ad essere scoperta nel 1709, mentre la vicina Pompei fu scoperta nel 1763. Molto ricca Hercolaneum essendo rifugio balneare per l’èlite romana. Winckelmann noto archeologo tedesco, si recò nel 1759 a Napoli e visitò le rovine di Hercolaneum e Paestum. Nelle sue ricerche si accompagnò all’amico marchese Galiani di Napoli che aveva tradotto Vitruvio, architetto e scrittore romano. Nelle sue lettere Winckelmann descrive i luoghi dissepolti; Leggendole entriamo anche noi con Loro nelle viscere degli scavi e seguendoli nella esplorazione del teatro di Ercolano e nelle rovine di Paestum viviamo le loro stesse emozioni.

“Herculanum e Poestum

Cinquantaquattro alti gradini conducono al teatro, sepolto a notevole profondità sotto terra. si è cercato di dare un’idea precisa della descrizione che troviamo in Vitruvio di questa parte dei teatri romani: ma non è stato possibile comprendere questo architetto e gli altri scrittori che parlavano dei teatri, in particolare Polluce. Nel 1718, il cardinale Albani fece scavare le rovine di questo teatro; ivi trovammo quattro statue di marmo nero, un Giove e un Esculapio, che oggi sono nel Campidoglio; un fauno e un atleta mutilato. Devo il riconoscimento pubblico qui al mio amico signor marchese Galiani, autore dell’ammirevole traduzione italiana di Vitruvio, che accompagnò il signor Volkman, il signor Fuessli e me, nei condotti sotterranei di questo teatro, e che ci mostrò la pianta di questo edificio, progettato dal defunto signor Weber, che ci ha spiegato, soprattutto per quanto riguarda la scena, con tutta la precisione e la chiarezza che le sono caratteristiche. Senza l’aiuto di una guida del genere è impossibile farsi un’idea del luogo in cui ci troviamo, tanto meno della pianta di un edificio sconosciuto, poiché siamo semplicemente obbligati a indovinarlo in una stretta galleria all’interno di un altro. Venendo a Paestum, Il signor marchese Galiani, di Napoli, pubblicò ciò che il signor Antonini aveva intenzione di dire. Tuttavia ha commesso un grande errore; egli sostiene che Pestum avesse una forma circolare, ed era esattamente il contrario, perché le mura di cinta di questa città formavano un quadrato. Se ci prendiamo la briga di confrontare ciò che è mio dire sugli edifici di Peftum, con ciò che ne disse il signor marchese Galiani, vedremo facilmente quanto le descrizioni di chi scrive siano difettose e insoddisfacenti. Tutta la cinta muraria della piazza della città di Paeftum, posta a un miglio e mezzo dall’Italia dal lembo del golfo di Salerno, con le quattro torri angolari, è conferita nella sua interezza, e queste mura sono costruite a pianta quadrangolare molto grande o pietre oblunghe, unite tra loro in cemento. Queste mura sono coronate da una distanza all’altra da torrette rotonde. All’interno delle mura, e nel centro della città antica, si trovano due templi e un altro edificio pubblico, che era o una basilica, o una palestra o ginnasio. Questi due templi, come il terzo edificio, sono peripteri, cioè hanno tutt’intorno un colonnato fogliato, ed hanno un portico davanti ed uno dietro. Il tempio più grande, che fu quello che soffrì meno, ha colonne fisse davanti e altrettante dietro, con quattordici colonne ai lati, contando il doppio di quelle agli angoli. Il tempietto è decorato, come quello grande, con colonne fisse davanti e dietro, e tredici lungo i lati.”

Winckelmann ed il marchese Berardo Galiani a dx.

La quinta pinacoteca della Campania è a Montoro (Av)

Agli sgoccioli della ormai quasi trascorsa primavera, a Montoro, nella frazione San Bartolomeo, è stata inaugurata l’apertura della PiMac, la pinacoteca di arte contemporanea. Costituita da una galleria disposta in verticale, la pinacoteca e’ alloggiata in un ambiente confortevole ed accogliente, e mostra opere iconografiche d’arte contemporanea eterogenea, italiana (vale la pena citare il Vallifuoco con le sue creazioni in “collage”) e straniera (cinese in modo particolare) e, non solo, vi sono esposte anche creazioni di estro artistico artigianale (come un libro aperto interamente cosparso di giallo, denominato “arte e pigmenti” di Alfonso Lipardi). Rivedendola nell’insieme, si nota subito la (forse inconsapevole) tematica costante, che probabilmente coincide con la caratteristica di questo nostro attuale mondo contemporaneo, e cioè la ricorrenza di immagini di corpi colti di spalle o parti di corpi senza volto o volti con occhi chiusi, piangenti o nascosti tra le mani: quasi a trasmettere la negazione, la ricerca di nascondigli, la solitudine, la tendenza a non guardare, o a difendersi dalle trasmissioni esterne.
Un’iniziativa culturale, sulla scia di vari e frequenti eventi promossi dall’amministrazione comunale, sicuramente entusiasmante per gli amanti dell’arte ma anche una occasione, per tutti, per conoscere, attraverso le immagini, e le opere, le caratteristiche del mondo del nostro tempo.
Cicerone riteneva che possedere “una biblioteca e un giardino” corrisponde ad avere completezza nella vita, noi diremmo che una cittadina dotata di pinacoteca ha uno slancio in più.



Ferita d’arma da fuoco; frattura comminutiva dell’omero sinistro al suo terzo superiore, estrazione del proiettile; resezione di 6 centimetri dell’ osso; guarigione con conservazione di tutti i movimenti dell’arto; del dott. Laskowski . (Riv. di med., chir. e ter. 1873).

L’Autore descrive in che modo, senza l’ausilio di apparecchiature diagnostiche strumentali (i raggi x vennero scoparti nel 1894, ventuno anni dopo la pubblicazione del caso), ottiene la guarigione di una ferita da arma da fuoco, pur infetta. Può ipotizzarsi l’uso dell’etere come anestetico generale, anche se non riportato dall’Autore, visto che veniva utilizzato dal 1846, anno del suo primo utilizzo. L’intervento è cruento; il canale formatosi dal tragitto del proiettile nei tessuti viene sondato col mignolo e con l’ausilio di uno specillo viene localizzato il proiettile ritenuto. La procedura affascina per la meticolosa descrizione e la guarigione apprezzabile visto che antibiotici non se ne conoscevano e i rischi di una amputazione del braccio erano alti.

“Il ferito aveva 36 anni e potè, dopo successo il fatto, camminare per qualche tempo, finchè svenendo per la emorragia venne raccolto. Laskowiski lo vedeva cinque giorni dopo e nel frattempo non erasi fatta alcuna cura. Il di lui braccio sinistro erasi rigonfiato e resosi dolente; all’ inserzione del deltoide scorgevasi la ferita d’entrata del proiettile, piccola e ristretta dal turgore infiammatorio permetteva appena la immissione del mignolo, non eravi apertura di uscita e la deviazione nell’ asse del membro indicava la successa frattura dell’ o- mero: eravi febbre violenta e si adagiava semplicemente l’arto in una doccia metallica; esplorando col dito si arrivava al focolaio della frat- tura, ove sentivasi una moltitudine di frammenti in parte liberi, in parte aderenti, e coll’ aiuto dello specillo si giungeva a sentire la palla nella parete posteriore del cavo ascellare e veniva estratta mediante apertura lungo il margine inferiore del gran dorsale. Era un proiettile Chassepot leggermente sformato, e con esso levaronsi alcuni frastagli di vestimenta. Si praticava quindi lo sbrigliamento dell’ aper- tura d’entrata, tolte parecchie scheggie si passava attraverso ai due orifici un tubo a drenaggio e riposto il membro nella doccia appli- caronvisi cataplasmi emollienti; indi irrigazioni attraverso alla ferita con acqua fenizzata, ma i fenomeni di assorbimento si dichiarano ben- tosto tanto con le febbri accessionali quanto con dolore all’ipocondrio destro e la insorgenza di una artrite alla articolazione tibio-tarsica del medesimo lato che in cinque giorni passava a suppurazione . Miti- gati i primi con alte dosi di solfato di chinina, aprivasi il secondo col taglio, verificandosi la scopertura del malleolo esterno e la suppura- zione della cavità dell’articolazione; i margini scollati mortificavansi e venivano escisi , restava così allo scoperto il malleolo cariato; depuratasi la piaga ed incominciatane la cicatrizzazione, l’osso veniva raschiato e messo così a nudo lo strato sano, prestamente granulava, la piaga in un mese era guarita. In quanto alla frattura, essendo dessa comminutiva, Laskowski, non sperandone una consolidazione pura e semplice, proponeva di intervenire attivamente. Infatti, introdotto il dito nell’ orificio di entrata, rilevava che i monconi dell ‘ omero erano perfettamente denudati e cariati per la estensione di più centimetri, e non volendo andare incontro al lungo ed incerto processo di eliminazione spontanea, ne praticava la resezione. A questo fine, dopo avere allargata l’apertura di entrata mediante incisione verticale , accortosi che i monconi cariati erano molto rarefati e debolmente adesi al restante dell’osso, li es- portava con una robusta molletta incisiva , riponeva quindi in sito il tubo a drenaggio, adagiando l’arto in un apparecchio imbottito. La suppurazione seguitane fu abbondante e di buona qualità, formaronsi varii ascessi all’ ingiro della frattura che si dovettero aprire per estrarre qualche scheggia, il focolaio andò lentamente riempiendosi di linfa plastica, e nello spazio di due mesi il callo era sufficientemente più solido da permettere l’ablazione dell’ apparecchio. Durante tutto il tempo della medicazione adoperossi l’acqua o la glicerina fenicate. L’accorciamento dell’ arto riuscì di circa due centimetri, del resto conservò le dimensioni normali, e l’ammalato godette la integrità as- soluta di tutti i suoi movimenti; non rimaneva che un piccolo seno fistoloso gemente qualche goccia di pus, che ammetteva a stento lo specillo e probabilmente sostenuto da una piccola scheggia destinata ad essere eliminata.”

Violenza di genere, una piaga sociale.

Stefano D’Ettorre

La violenza di genere è una realtà tristemente frequente che permea tutti gli ambiti sociali, che non ha confini geografici nè culturali. Si tratta di eventi che hanno radici profonde nel passato e che persistono nei giorni nostri. Quali le forme, le cause e le possibili soluzioni del problema che è globale? Numerose sono le sfaccettature, gli angoli, le dimensioni della violenza. Essa può manifestarsi in molteplici forme: fisica, psicologica, economica. La violenza fisica frequentemente avviene fra le mura domestiche e va dalle aggressioni sessuali (stupri), a quelle somatiche per raggiungere in taluni casi gli omicidi. La violenza psicologica include minacce, umiliazioni, isolamenti e coercizioni. La violenza economica si manifesta col controllo finanziario e privazione di risorse necessarie per il sostegno e per un minimo di autonomia. Per affrontare il problema è essenziale comprendere cosa alimenta la violenza. La radice di questo fenomeno può essere rintracciata nella disuguaglianza di genere, ove le donne vengono considerate inferiori agli uomini in termini di potere, status e opportunità. La discriminazione avviene per mancanza di istruzione, per grave ignoranza; per cui, la disuguaglianza si protrae nel tempo, creando terreno fertile alla violenza. Il silenzio, poi, è una barriera significativa. Le donne spesso evitano di denunciare gli abusi per timore di ripercussioni successive, di essere malgiudicate e di non essere credute. La mancanza di un sistema giuridico robusto, necessario supporto sociale per le vittime, contribuisce all’impunità degli aggressori che spesso avviene, alimentando ulteriormente il ciclo della violenza. Le conseguenze sono devastanti, non solo per le vittime dirette, ma anche per le comunità e la società nel suo complesso. Le donne che subiscono abusi soffrono sempre sia per traumi fisici che psicologici con effetti che si ripercuotono sulla loro salute mentale, fisica, emotiva ed indirettamente sui figli. Spesso la violenza limita l’accesso delle donne all’istruzione, al lavoro e alle opportunità di crescita professionale. Va combattuta su tutti i fronti e da tutti. Non più sostegno alle vittime ma evitare che ci siano vittime. Le armi da utilizzare? Educazione, Consapevolezza, Rafforzamento del Sistema Giuridico con leggi più severe, risorse e strategie efficaci. Giovanni Paolo II rivolto ai popoli della terra ebbe a dire: “Non abbiate paura”, liberiamoci allora dalla paura della violenza e dalle paure in genere affrontandole con la speranza e la forza in Cristo.

Un prezioso evento d’arte a Montoro (Av)

Prosegue lo spirito dell’amministrazione comunale di Montoro (Av) insistente nella diffusione di manifestazioni culturali fondate sulle tradizioni, sulle origini, sull’arte. In continuità con il “E…state a Montoro” della scorsa stagione, il progetto “Trascorri le feste di Natale con noi a Montoro” prevede una serie di eventi che si terranno nelle chiese delle varie frazioni montoresi. Meritevole di segnalazione, come incipit prezioso del nuovo anno, lo spettacolo tenuto ieri, 02.01.2024, in piazza Michele Pironti, nella frazione Piano, innanzi all’altare della chiesa di San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino, inscenato da un piccolo e talentuoso gruppo teatrale (diretto dalla regista Ludovica Rambelli) con una particolare capacità: quella di realizzare in 40 minuti ben 23 scene in veloce successione che ricalcano le immagini rappresentate da Michelangelo Merisi da Caravaggio nei suoi quadri, tant’è che il registro teatrale è quello dei tableaux vivants, quadri viventi. Notevole, come ha commentato il primo spettatore ovvero il primo cittadino Girolamo Giaquinto, la velocità con la quale gli attori cambiano d’abito, in presenza del pubblico, servendosi di drappi vari, e muovendosi quasi in simbiosi riescano, usando pochi oggetti semplicissimi, a coordinarsi silenziosamente e a realizzare, con dinamismo interrotto da una sorta di improvvisa suspense, scorci di dettagliate scenografie e ad interpretare ruoli ogni volta diversi. E la drammaticità delle scene del genio Caravaggio c’è tutta, e il suo realismo universale è testimoniato proprio dalla possibilità di realizzare, oggigiorno, il mimo delle sue scene con grande facilità. E dimostra quanto il corpo, anche senza voce, possa parlare, quanto sia forte il suo linguaggio silenzioso. Ma ciò che colpisce? La serietà degli attori, perché la serietà (non la seriosità) è di chi vale, è degli artisti.