“Diamanti”: un film che brilla tra la fine del 2024 e il nuovo anno

C’è un film che, nel vederlo al cinema nei primi giorni di inizio anno,  sembra confondere nel senso di stupore e di sentimentalismo che si provano,  tanto che non si sa poi se ispirati dalla pellicola oppure dalla atmosfera che ogni capodanno porta con sé.

Ozpetek si arma di un cast di attrici strepitose, dalla fascinosa Ranieri alla Scalera con le sue mimiche facciali, e sfodera inquadrature quasi tutte a mezzo busto per dare fuoco alle espressioni del viso, e ci riesce: il film parla con le parole ma sopratutto con gli occhi (parte corporea eletta a maggiore carico di femminilità) delle sue protagoniste.

Un film che brilla e che si incentra su figure -tutte femminili- che brillano, non può che avere il titolo di Diamanti.

Perché, oltre alle citate, tante altre, e brave, sono le attrici, la raffinata Milena Vukotic, e Lunetta Savino per esempio -guarda caso il meridionalismo nella espressività trionfa- che mostrano le proprie vite ruotando attorno ad un atelier, luogo già di per se’ richiamante il vezzo, la vanità, l’estetica del corpo, che piacevolmente devono caratterizzare tutte le donne. 

E non può mancare l’esperienza di una di loro, brutale, scellerata, raccapricciante vita di vittima del marito violento. Si prelude al femminicidio ma il finale salva, mostrando una figura, non a caso interpretata da Elena Sofia Ricci, vestita di un (uno dei tanti anche loro protagonisti) abito che sembra davvero luccicare come un diamante, identificata nella madre del regista, portando con sé il ricordo e la memoria, che, alla fine, sono tutto ciò che conta.