Guarigione di carcinoma facciale senza estirpazione; pel medico-chirurgico condotto Stefano Melina ( Gazz. Med. ltal. Tosc. )

E’ Stefano Melina (1927-1997) omonimo e discendente del Medico condotto a Carife, sua patria, a riportare alla luce il brano che segue pubblicato sul giornale medico napoletano “il Severino”, sulla Gazzetta Medica Italiana Toscana, sul n. XVIII (anno XXX) dell’Osservatore Medico del 15/09/1852. L’eperianza singolare su un caso di carcinoma vegetante sulla gota di un giovine del posto, rende ragione di come la tradizione (…di uso comune fra la popolazione) possa curare forme simili fra loro e più gravi nella espressione patologica, con la guarigione e la restitutio ad integrum del tessuto interessato.

“In Carife del Principato Ultra, un contadino presso a dieci luslri di età, di temperamento sanguigno, de­dito a’ liquori spirilosi, da più anni avea nella gota sinistra un porro che emulava la grandezza d’un pisello. Intento egli a lavori campestri, in un giorno della stagion novella, s’avvide che s’ingrandiva nel volume e di giorno in giorno sempre più inollran­dosi, prese poi il perimelro di un uovo colombino. Indolenle non più, come per l’avanti, ma invece mo­leslo ed affliggenle gli si rese. Paventava I’infelice in tal posizione e nell’ansia di alleggiarsi delle sue sofferenze, da sè, volle applicare localmenle delle mal­vale a più riprese; ma che! lungi dal giovargli, il tumore anzidetto progrediva per lo peggio, finchè screpolandosi in mezzo ad un’ abbondante secrezione di lava icorosa, si pronunziava a modo di un piccol ramo del comune CavoJfìore. ln vista di tale scon­cerlo bramò senlire il mio consiglio e menlre gli acconsento, senza esitanza, gli feci marcare il grave interesse che ispirava il maligno tumore; dichiarava trattarsi del vero Carcinoma volgare di De Sauvages e, sotto tal concetto patogenico, gli amministrava di­versi rimedi discioglienli, presi dalla classe delle so­stanze solanacee, dalla cicuta maggiore, coll’opinare di Stork. Usava pure I’olio essenziale della piombaggine Europea, giusla il formulario del testè riferilo scrittore nella storia da lui inserita negli atti dell’Ac. R. des Sc, anno 1743; ma tutto ali’indarno. L’im­portanza del serio malore, il dovere, nè casi pro­cardici, di dipendere dal consiglio di altri professori, mi spinsero sino ad obbligare il misero paziente per­chè a ciò avesse adempito. Di fatti, gl’invocati colleghi, unanimamenle e senza indugio, convenivano per l’estirpazione, qual unico mezzo di salvezza. Ed innanzi di eseguirsi in tal giusto dettato, convinto con Stork ed allri sapienti figli di Esculapio, che talora anche nelle cose poco stimate e volgari, il poter di natura è ammirabile; esortai ad ungere sull’aperto tumore l’intero succo addominale dello Scarabeo paluslre, in uso presso il volgo, perchè provato dalla esperienza valevole a distruggere i porri in qualsivoglia sito del corpo, e che io, per curiosità volli estendere anche al soggetto caso. Da questo operato, bello si fu il vedere tutto di escara circondato l’aperto tumore; escara, la quale poi esfoliata , e più volte ripetuta lasciò osservarne menomato il volume; fintanto che di giorno in giorno, succedendo lo stesso, si appiccolì tanto, da far travedere non più che breve traccia di se stesso senza rimaner turbata l’eleganza della gota male affetta. Tutto il trattamento fu della durata di quindici giorni, impiegandosi uno per volta di quegli scarabei palustri per motivo che ospitano d’ordinario nelle paludi, ove più facilmente si osservano ne’ mesi di maggio e settembre, e dopo caduta delle pioggie.”