Nel XVIII sec. affascinano i resti della città di Hercolaneum, antica città romana sepolta da cenere vulcanica e pomice nel 79 d.C, la prima ad essere scoperta nel 1709, mentre la vicina Pompei fu scoperta nel 1763. Molto ricca Hercolaneum essendo rifugio balneare per l’èlite romana. Winckelmann noto archeologo tedesco, si recò nel 1759 a Napoli e visitò le rovine di Hercolaneum e Paestum. Nelle sue ricerche si accompagnò all’amico marchese Galiani di Napoli che aveva tradotto Vitruvio, architetto e scrittore romano. Nelle sue lettere Winckelmann descrive i luoghi dissepolti; Leggendole entriamo anche noi con Loro nelle viscere degli scavi e seguendoli nella esplorazione del teatro di Ercolano e nelle rovine di Paestum viviamo le loro stesse emozioni.
“Herculanum e Poestum
Cinquantaquattro alti gradini conducono al teatro, sepolto a notevole profondità sotto terra. si è cercato di dare un’idea precisa della descrizione che troviamo in Vitruvio di questa parte dei teatri romani: ma non è stato possibile comprendere questo architetto e gli altri scrittori che parlavano dei teatri, in particolare Polluce. Nel 1718, il cardinale Albani fece scavare le rovine di questo teatro; ivi trovammo quattro statue di marmo nero, un Giove e un Esculapio, che oggi sono nel Campidoglio; un fauno e un atleta mutilato. Devo il riconoscimento pubblico qui al mio amico signor marchese Galiani, autore dell’ammirevole traduzione italiana di Vitruvio, che accompagnò il signor Volkman, il signor Fuessli e me, nei condotti sotterranei di questo teatro, e che ci mostrò la pianta di questo edificio, progettato dal defunto signor Weber, che ci ha spiegato, soprattutto per quanto riguarda la scena, con tutta la precisione e la chiarezza che le sono caratteristiche. Senza l’aiuto di una guida del genere è impossibile farsi un’idea del luogo in cui ci troviamo, tanto meno della pianta di un edificio sconosciuto, poiché siamo semplicemente obbligati a indovinarlo in una stretta galleria all’interno di un altro. Venendo a Paestum, Il signor marchese Galiani, di Napoli, pubblicò ciò che il signor Antonini aveva intenzione di dire. Tuttavia ha commesso un grande errore; egli sostiene che Pestum avesse una forma circolare, ed era esattamente il contrario, perché le mura di cinta di questa città formavano un quadrato. Se ci prendiamo la briga di confrontare ciò che è mio dire sugli edifici di Peftum, con ciò che ne disse il signor marchese Galiani, vedremo facilmente quanto le descrizioni di chi scrive siano difettose e insoddisfacenti. Tutta la cinta muraria della piazza della città di Paeftum, posta a un miglio e mezzo dall’Italia dal lembo del golfo di Salerno, con le quattro torri angolari, è conferita nella sua interezza, e queste mura sono costruite a pianta quadrangolare molto grande o pietre oblunghe, unite tra loro in cemento. Queste mura sono coronate da una distanza all’altra da torrette rotonde. All’interno delle mura, e nel centro della città antica, si trovano due templi e un altro edificio pubblico, che era o una basilica, o una palestra o ginnasio. Questi due templi, come il terzo edificio, sono peripteri, cioè hanno tutt’intorno un colonnato fogliato, ed hanno un portico davanti ed uno dietro. Il tempio più grande, che fu quello che soffrì meno, ha colonne fisse davanti e altrettante dietro, con quattordici colonne ai lati, contando il doppio di quelle agli angoli. Il tempietto è decorato, come quello grande, con colonne fisse davanti e dietro, e tredici lungo i lati.”
Winckelmann ed il marchese Berardo Galiani a dx.

