Michelangelo scrive la lettera al padre mentre lavorava a dipingere la volta della Cappella Sistina. Il lavoro lo aveva intrapreso l’anno prima nel 1508 ed in una lettera di quell’anno fa una richiesta al padre: “…mi facci comperare o da Francesco Granacci o da qualche altro dipintore un’oncia di lacca o tanta quanta e’ pu avere per e’ detti danari, che sia la più bella che si trovi in Firenze; e se e’ non ve n’à, che sia una cosa bella, lasci stare…”. Nella lettera che si legge di seguito, Michelangelo personifica la paura, che se dovesse togliere qualcosa o far mancare da vivere al padre, garantisce egli come figlio. Da un anno, non ha ricevuto ancora un “Grosso”, un soldo, e non ne chiede perchè non andando avanti il lavoro, non sente di meritarseli. Il lavoro lo ritiene difficoltoso perchè non è la sua professione: egli è scultore, non pittore!
Roma, 27 di gennaio (1509)
A Lodovico di Buonarrota Simoni in Firenze
Carissimo padre. Io ò ricevuta oggi una vostra, la quale intendendo, ó avuto dispiacere assai. Dubito che voi non vi mettiate più timore o paura che non bisognia. Àrei caro che voi m’avisassi di quello che voi stimate che la vi possa fare, cioè del peggio, quando la facessi tutto suo sforzo. Non v’ò da dire altro. A me fa male che voi istiate in cotesta paura; ond’io vi conforto a prepararvi bene contro alle sua forze, con buon consiglio, e dipoi non vi pensar più: che quand’ella vi togliessi ciò che voi avete al mondo, non v’à a mancare da vivere e da star bene, quando non fussi altri che io. Però state di buona voglia. Io ancora sono in fantasia grande, perchè è già uno anno che io non ò avuto un grosso da questo Papa, e none chiego, perchè el lavoro mio non va inanzi i’modo che a me ne paia meritare. E questa è la difìcultà del lavoro, e ancora el non esser mia professione. E pur perdo el tempo mio sanza frutto. Idio m’aiuti. Se voi avete bisognio di danari, andate allo Spedalingo e fatevi dare per insino a quindici ducati, e avisatemi quello che vi resta. Di qua s’è partito a questi dì quello Iacopo dipintore che io fé’ venire qua; e perchè e’ s’è doluto qua de’ casi mia, stimo che e’ si dorrà ancora costà. Fate orechi di mercatanti e basta: perchè lui à mille torti e àre’mi grandemente a doler di lui. Fate vista di non vedere. Dite a Buonarroto che io gli risponderò un’ altra volta.