Lettera scritta da Alessandro Verri al fratello Pietro redatta in data 15 gennaio 1757.

Alessandro fu scrittore e letterato, Pietro fu filosofo, economista e scrittore. Il loro fratello minore Giovanni fu il padre naturale di Alessandro Manzoni. In una delle tante lettere scritte al fratello, Alessandro racconta di trovarsi a Parigi insieme a Cesare Beccaria (nonno di manzoni) dove incontra altro italiano verso cui traspare un accenno di invidiosa stima, si tratta dell’abate Galiani, economista e letterato napoletano.

“…Beccaria ha l’alto tuono del ministero filosofico. Egli è un pazzo come non ne conosco nessuno. Se ci fossi io, abbasserebbe forse un poco la coda di pavone. Non credere poi fino a un certo segno la figura che ha fatto in Parigi. Ti torno a dire ch’era sul decadere, come di tutto avvenir suole a Parigi. Quand’egli partì, era ritornato da Napoli, dov’era andato per qualche tempo, l’abate Galiani, secretario di ambasciata di quella Corte. Questo abate, che ha cento spiriti e neppure un quarto di cuore, è l’uomo alla moda di Parigi, è ricercato, è conosciuto da per tutto. Si sapeva ch’ei ritornava appena che cominciò a porsi in viaggio, e se ne promulgava la fausta novella giubilando. Io e Beccaria ci siamo trovati a pranzo con lui da madama Geoffrin, e ti assicuro che l’abate brillò sempre, e niente Beccaria, a cui ha dato lodi molto parche. Il ritorno di quest’abate, per cui sono pazzi, avrebbe facilmente rivolto l’entusiasmo di Beccaria su di lui. Quest’è certo che Galiani andava in tutte le nostre compagnie, e dov’egli è, tutti taciono, e lo lasciano brillare (1). Beccaria avrebbe dovuto fare come li altri la parte di uditore, come l’ha fatta all’occasione…”

(1) “Donne galanti, filosofi disputanti, smania di conversare, di motteggiare, e di prevalere per brio ed acume d’ingegno, tutto era accomodato all’umore del Galiani”. Basta leggere i due volumi delle lettere a madame d’Epinay per capire come i costumi parigini, regnando Luigi XV, andassero a verso del Galiani. Molti libri di quel tempo parlano del charmant abbè. Quelli di Diderot, l’immensa Corrispondenza di Grimm, le Memorie di Suard scritte da Dorat, quelle di Marmontel, li scritti dell’abbate Mercier di S. Làjier, di Vauvilliers e tant’altri mostrano quanto Galiani brillasse nei circoli e quanto il suo spirito li rallegrasse, tanto che l’ingegnosa duchessa di Choiseul, moglie del ministro, giunse fino a dire “che in Francia incontrarsi il brio dell’ingegno in picciola moneta, e in Italia in verghe d’oro”.